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Nibbio bruno: dai boschi delle Prealpi alle savane del Sahel

Il nibbio bruno è un rapace diffuso in tutta Europa, che nidifica specialmente in boschi situati nei pressi di zone umide, tra marzo e luglio, per poi ripartire verso le aree di svernamento situate in Africa. Non si tratta di una specie minacciata, ma studiarla è molto importante per potere capire l’effetto dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento sulle popolazioni di uccelli, anche di altre specie.

Dal 2019, CNR-IRSA, nell’ambito dei monitoraggi sulla biodiversità portati avanti dal NBFC, è impegnata in uno studio il cui obiettivo è determinare i fattori che influiscono sui movimenti dei nibbi soprattutto durante la migrazione. Sono stati marcati con “zainetti” GPS 12 individui giovani nati in boschi ripariali a ridosso dei laghi prealpini della Brianza ed è stato così possibile seguire i loro movimenti fino alle aree di svernamento in Africa tropicale. Questi rapaci partono ai primi di agosto, e impiegano tra i 20 e i 40 giorni circa, a seconda della durata delle soste che effettuano durante la migrazione, per raggiungere la loro meta. Generalmente terminano il loro viaggio nel Sud della Mauritania, ma durante l’inverno si spostano anche in paesi limitrofi, come il Senegal e il Mali. Si tratta di un viaggio la cui durata può superare i 5,000 km, caratterizzato dall’attraversamento di quelle che gli ornitologi definiscono “barriere ecologiche”, ossia regioni caratterizzate da habitat e condizioni meteorologiche che possono essere particolarmente avverse e quindi rendere il viaggio più rischioso, o per lo meno più dispendioso dal punto di vista energetico. In questo caso, i nibbi, che sono uccelli tipici di paesaggi collinari, devono superare catene montuose di oltre 3,000 metri (le Alpi, i Pirenei, l’Atlante), lo Stretto di Gibilterra, estremamente insidioso per i forti venti laterali, e il deserto del Sahara, caratterizzato da poche opportunità di foraggiamento, anche per una specie opportunista come il nibbio bruno. Una volta giunti a destinazione, si muovono in grossi gruppi che possono includere individui provenienti da tutta Europa, frequentando sia ambienti di savana arida che zone umide, o addirittura aree urbane, dove possono cibarsi di scarti alimentari. Come spiega il dr. Michelangelo Morganti, ornitologo del CNR-IRSA, “il nibbio bruno è una specie che offre l’opportunità per svolgere ricerche su aree geografiche di ampia scala. Stiamo analizzando dati provenienti da nibbi marcati anche in altri paesi europei, in collaborazione con altri gruppi di ricerca, al fine di valutare le differenze tra le varie popolazioni, per quanto riguarda la risposta alle variabili condizioni ambientali incontrate lungo i diversi tragitti usati per raggiungere le aree di svernamento in Africa”. Questi dati sono disponibili pubblicamente, sull’app AnimalTracker.

Nibbio Bruno Ugo Mellone Nibbi Bruni Michelangelo Morganti
Nibbio bruno in Volo (foto U. Mellone) Nibbi bruni marcati con “zainetto” GPS (foto M. Morganti)

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