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I commons rurali europei: un patrimonio per la biodiversità

Dal 9 al 13 dicembre si sono tenute in Svizzera The European Commons, Territories of Life and OECMs Conferences, organizzate dai gruppi europei dell’ICCA Consortium e dell’International Association for the Study of the Commons, da IUCN e dall’Università di Losanna. I lavori hanno visto la partecipazione di oltre cento tra studiosi, ricercatori e rappresentanti di organizzazioni che gestiscono terre comuni, provenienti da 15 paesi europei. Nei primi tre giorni sono stati illustrati i tanti modi in cui le commons rurali e marine europee contribuiscono di fatto al mantenimento della biodiversità e all’uso sostenibile delle risorse, in linea con le politiche globali, con i SDGs, e con le politiche ambientali dell’Unione Europea. Con l’adozione della legge 168/2017 sui domini collettivi il caso italiano è fortemente rappresentativo del processo attraverso cui il tradizionale uso collettivo della terra, con tecniche non intensive e finalizzate alla trasmissione inter-generazionale del patrimonio, negli ultimi decenni sia stato progressivamente assimilato all’ambito giuridico della conservazione ambientale. Sono stati anche discussi i problemi relativi alla ricerca e alla quantificazione delle terre collettive, e soprattutto, la mancanza di riconoscimento nelle politiche europee. Negli ultimi due giorni i lavori si sono spostati da Ginevra al quartier generale dell’IUCN di Gland, per affrontare in modo specifico i problemi relativi all’implementazione degli Other Effective area-based Conservation Measures (OECMs) in Europa. Questo strumento si sta rilevando efficace per formalizzare l’azione di conservazione della biodiversità ad opera di entità private e delle ONG ambientaliste, ma nell’elaborazione delle linee guida internazionali e nei dispositivi di implementazione nazionali manca ancora una definizione di misure adeguate al sostegno dell’azione di conservazione da parte delle comunità locali ed indigene (ICCAs/Territori di Vita). Nonostante il fatto che in molti paesi europei tali territori siano delle aree OECMs di fatto, solo alcune comunità locali ed indigene della Finlandia e della Spagna hanno deciso di registrarsi nei database georeferenziati che UNEP-WCMC dedica al monitoraggio delle aree protette e conservate del mondo (Protected Planet). Tra i tre registri globali, dedicati nell’ordine alle aree protette convenzionali (WDPA), alle OECMs (WDOECM) e ai ICCAs/Territori di Vita, le comunità locali europee hanno, per ora, scelto esclusivamente il terzo.

Il NBFC ha contribuito alle due conferenze attraverso il Task 3.9 (Valorizing Italian rural commons for biodiversity conservation) dello Spoke 7 (Biodiversity and society: Communication, education, social impact), con l’impegno organizzativo del prof. Marco Bassi (Università degli Studi di Palermo), Rappresentante per l’Europa nel Council dell’ICCA Consortium

Dsc N9947

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I Commons Rurali Europei Un Patrimonio Per La Biodiversità

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