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Valorizzazione della biodiversità di biomasse urbane grazie ai microrganismi: un approccio biotech per la bioeconomia circolare

I ricercatori e le ricercatrici dell’Università degli Studi Milano – Bicocca stanno esplorando il potenziale della biodiversità per convertire residui vegetali urbani in bioprodotti di valore. La fermentazione, un processo biotecnologico chiave, permette di trasformare scarti come potature di parchi urbani in molecole utili, promuovendo un modello di bioeconomia circolare e riducendo l'impatto ambientale.

La fermentazione è un processo in cui i microrganismi convertono i nutrienti presenti nelle materie prime in altri composti e molecole di interesse industriale. I ricercatori stanno sviluppando filiere in cui le componenti fermentabili presenti nelle biomasse residuali urbane (primariamente zuccheri) vengono trasformate in molecole dalle proprietà farmacologiche o alimentari. Protagonisti sono microrganismi geneticamente modificati o naturali, capaci di compiere queste azioni.

Uno studio attualmente in corso presso l’Università degli Studi Milano – Bicocca, che si colloca nelle attività dello Spoke 6, Tavolo 3 del National Biodiversity Future Centre (NBFC), condotto dal Dott. Stefano Bertacchi, dalla Prof.ssa Paola Branduardi del Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze, e dalla Dott.ssa Francesca Sabatini, Prof.ssa Veronica Termopili e Prof. Heiko Lange (del Dipartimento di Scienze Ambientali e della Terra), sta investigando la valorizzazione di biomasse residuali urbane, come le potature del Parco della Besozza (MI), derivanti dalle piante di gelso e rovere. Questi residui subiscono una trasformazione mediante l’uso di enzimi capaci di rilasciare gli zuccheri presenti nelle biomasse, ottenendo un liquido che funge da cibo per il lievito Rhodosporidium toruloides, capace di trasformare tali zuccheri in carotenoidi. Dalle componenti legnose rimaste intatte dall’azione degli enzimi, come la lignina, è possibile ottenere nanocapsule, nelle quali introdurre i carotenoidi prodotti ed estratti. In questo modo a partire da biomasse residuali, i ricercatori ottengono un prodotto, ovvero nanocapsule caricate di carotenoidi, applicabili in diversi ambiti, che possano valorizzare le diverse componenti interne delle biomasse iniziali. Ciò permette di ottenere un bioraffineria biotech integrata, capace di ridurre al minimo gli ulteriori sottoprodotti, all’interno dello scenario sempre più importante della bioeconomia circolare.

Questo lavoro è stato presentato in diversi congressi ed eventi dal Dott. Stefano Bertacchi, nel 2024 durante “International Conference for Young Scientists BTechPro2024”, a Riga (Lettonia), “European Summit of Industrial Biotechnology (esib)” a Graz (Austria) e nel 2025 durante “Cibo di qualità: le sfide del diritto” a Milano. Questo lavoro verrà anche presentato a luglio 2025 durante il congresso della Federation of Microbiological Societies (FEMS) Micro25 a Milano.

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